08. Aprile 2025
Intervista
©Marco Bigotti
Cantare è vita e alla fine un dono che salva la vita. Quando il baritono italiano Claudio Sgura iniziò la sua carriera professionale come infermiere,
cantando per i suoi pazienti per rallegrarli e dar loro conforto, probabilmente non era prevedibile che la sua missione di fare del bene avrebbe poi preso un percorso completamente diverso, ma
sempre così gratificante, portandolo nel magico mondo dell'opera.
Oggi Claudio Sgura canta nei più rinomati teatri d'opera d'Italia e del mondo, interpretando i ruoli baritonali più ricercati del repertorio Puccini e
Verdi e prendendosi tutti i meriti per aver incarnato i personaggi cattivi in modo assolutamente convincente e con grande passione e profondità.
Il segreto del successo di Claudio Sgura come cantante d´opera con un approccio assolutamente carismatico e con i piedi per terra è avere una buona dose
di autoriflessione combinata con un set di abilità laboriose, perchè in questo mondo, ci vuole un attimo per essere dimenticati.
Non è così per Claudio Sgura, che sa bene come mantenere il suo pubblico affascinato, emozionato e sempre alla ricerca di qualcosa in più. In una
conversazione molto personale con il cantante d´opera, Claudio Sgura parla di cosa serve per essere un baritono, di quale ruolo ama di più e perché l'opera è un'esperienza unica che evoca
emozioni profonde.
Operaversum: Caro Claudio, mi hai detto che lavoravi come Infermiere Professionale prima di diventare un cantante d'opera. Parlami di questo
interessante percorso e delle sfide per diventare un baritono ricercato?
Claudio Sgura: Quando ho iniziato a lavorare come Infermiere Professionale ho capito sin da subito che mi avrebbe permesso di fare qualcosa di utile e importante per chi ne ha bisogno. I miei 10 anni in corsia sono stati intensi ma belli, sia dal punto di vista professionale che personale.
Non l’ho mai considerato un lavoro ma una missione. Ogni volta che finivo il turno uscivo distrutto ma felice e soddisfatto per la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono per i miei pazienti. Dico sempre che non è un lavoro come tutti gli altri e fino alla fine dei miei giorni difenderò la categoria.
Se ci chiamano Angeli della corsia ci sarà un motivo. Ricordo con affetto quando un bambino ci portò con le sue gambe una rosa a testa per ringraziarci. In quel periodo lavoravo in Rianimazione
Pediatrica al De Marchi di Milano. Io li definisco “ Piccole vittorie “.
Sono rare ma quando capitano donano una grande gratificazione. Questo lavoro è un’esperienza che ti cambia: arrivi ad avere una visione diversa sul mondo e impari a rivalutare le cose davvero
importanti.
Come tutto questo è entrato nel mio percorso artistico? “ Semplicemente “ cantando ai miei pazienti. Quante volte mi sono trovato in corsia con pazienti che mi chiedevano di cantare. Cercavo di fare del mio meglio per poter dare a loro un momento di felicità, un momento di conforto.
Quante volte mi sono abbracciato in lagrime al paziente che mi sorrideva dopo avermi ascoltato. Ma alla fine ero io che ringraziavo lui perché il suo sorriso mi cambiava in meglio la giornata.
Ho sempre pensato che la musica può aiutare i pazienti a ridurre il dolore e lo stress, può aiutarli ad uscire dal loro isolamento e migliorare la qualità di vita in un ambiente che non è il loro. La musica è vita e ringrazio Dio per avermi dato il dono del canto. Ha migliorato la mia vita e nel mio piccolo anche quella degli altri.
Se sono arrivato a questo punto della mia carriera, lo devo solo e soltanto alle persone che mi hanno aiutato e che tutt’ora lo fanno come la mia moglie. Studio con lei tutti i giorni!! Il motto di un cantante è: studiare, studiare e poi studiare. Anche perchè in questo mondo, ci vuole un attimo per essere dimenticati!!!!
Operaversum: Essendo un baritono, di solito interpreti i cattivi. Avendo visto che sei un persona molto carismatica, quanto è difficile trasformarsi
in questi cattivi personaggi sul palco? O è anche parte del brivido di recitare un personaggio che tu non vorrebbe mai personificarsi nella vita reale?
Claudio Sgura: Innanzitutto la ringrazio per aver capito che nella vita reale non sono malvagio. Perchè secondo me qualcuno lo mette in dubbio. Come sosteneva George Bernard Shaw, scrittore e drammaturgo inglese: “L’Opera è quando un tenore e un soprano vogliono fare l’amore ma un baritono glielo impedisce”. E non aveva tutti i torti. Diciamo che in alcune opere, il baritono è il ruolo chiave dove attorno a lui si sviluppano le vicende e si intrecciano tumulti amorosi e politici.
Essendo un baritono drammatico, spesso interpreto il ruolo del cattivo o dell'eroe e la “malvagità” viene amplificata dall’oscurità e dalla imponenza della voce.
Per quanto mi riguarda ci vivo benissimo perché adoro interpretare ruoli di carattere, ruoli in cui esce tutta la malvagità del personaggio e la sua psiche contorta. Non solo per gelosia o morbosità nei confronti della povera malcapitata ma anche per sete di potere.
Molti definiscono la mia malvagità sul palco perchè pensano che dentro di me vorrebbe uscire la mia vera natura malvagia. Per fortuna non è così!! Altrimenti mia moglie mi avrebbe già cambiato il colore della voce 😂
©Marco Bigotti
Operaversum: I tuoi ruoli distintivi includono tra gli altri Scarpia in Tosca, Jack Rance in La Fanciulla del West e Carlo Gérald in Andrea Chénier.
Se tu avessi dovuto scegliere il tuo personaggio preferito tra queste tre personalità, quale sarebbe? E perché?
Claudio Sgura: E’ una domanda a cui è difficile dare una risposta perché amo tutti e tre i personaggi. Se devo proprio scegliere , preferisco il ruolo di Jack Rance ne “ La Fanciulla del West “ sono sempre stato affascinato da quest’uomo. Penso sia il personaggio chiave dell’opera!!
Per me non è un uomo cattivo ma disilluso che pensa di poter conquistare tutto con potere e denaro……anche l’amore della ragazza di cui è infatuato. E’ un uomo nè cattivo, nè cinico ma disinvolto e sfrontato e questa sua disinvoltura la troviamo nel suo monologo autobiografico dell'Atto Primo. Egli è ferito dalle insoddisfazioni della vita.
È consumato dalla gelosia. Ha sempre bisogno di sentirsi importante proprio a causa della brama di vendetta e di dominio, approfittando della sua posizione.
Essendo un uomo complesso ha bisogno di una interpretazione complessa!!. Richiede un baritono verdiano come Jago ma anche una voce scura e potente come il personaggio di Scarpia Diciamo che J. R. somiglia a quest'ultimo.
Egli rappresenta il potere , vorrebbe far sua la protagonista e perseguitare poi Dick Johnson, alias Ramerrez. Rispetto all'Aristocratico romano, le sue maniere sono piû eleganti e forbite. Rance invano tenta di conquistare la sua amata, offrendole ricchezza con l'unico bene che non lo ha mai tradito: l'oro.
In lui c’è tutto quello che desidero per esprimere al massimo le mie emozioni e far emozionare il pubblico.
Operaversum: C'è un pericolo, quando interpreti in modo convincente questi cattivi come nel scena di Scarpia con Tosca, che a un certo punto potresti essere sopraffatto da le tue emozioni. Come fai a tenerli ancora sotto controllo?
Claudio Sgura: E’veramente difficile ma cerco sempre di far emozionare il pubblico senza mai superare i limiti. Scarpia, per esempio.
Se si eccede con l’emozione potrebbe diventare un personaggio troppo violento e monotono. Bisogna entrare nel ruolo a 360 gradi per esprimere tutta la sua cattiveria ma anche la sua profonda umanità che esprime la sua solitudine e disperazione.
Per esempio, il Te Deum è un momento di grande intensità emotiva che viene magistralmente accompagnata dalla musica sensuale che tira fuori la complessità del personaggio e la sua capacità di suscitare emozioni. Ecco, in quel momento mi sento come un serpente che vorrebbe avvolgere la sua preda!!
Tengo dentro tutta la mia emozione per poter controllare la mia energia emotiva nella voce e nel corpo per cercare di creare un personaggio convincente e coinvolgente.
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Operaversum: Le voci dei tenori sono sfidate dalle sfumature esposte che devono cantare, che sono considerati innaturali. Che ne dici del
baritono? Ci sono sfide vocali in il tuo intervallo di registro? E come mantieni la tua voce in forma e sana?
Claudio Sgura: Mantengo la mia voce seguendo alcune norme molto importanti che qualsiasi cantante dovrebbe seguire. In Primis, lo studio costante dell’organo vocale con esercizi di vocalizzazione, la respirazione corretta, dieta sana ed equilibrata. Ma soprattutto il riposo vocale per dare alla voce il tempo di riposare e recuperare.
Per quanto mi riguarda ci sono tantissime sfide vocali che richiedono tanto studio. Per esempio l’estensione vocale ampia per cantare ruoli che richiedono sia note gravi che acute. Per poter esprimere ruoli diversi deve avere anche una tonalità e un colore vocale ricchi ed espressivi. La dinamica vocale da controllare per eseguire passaggi da piano a pianissimo.
Naturalmente per raggiungere tutte queste capacità ci vuole sempre tanto lavoro e dedizione.
Operaversum: Ho saputo che ti stavi esibendo a Pagliacci al Classic Open Air in Hannover nel 2019. Quanto è
importante valutare i festival all'aperto per l'opera affari e pensi che questi luoghi all'aperto siano un mezzo per ottenere di più persone interessate alla musica classica e all'opera?
Claudio Sgura: Ho sempre detto che i Festival estivi sono eventi fondamentali per la produzione della musica classica, l’opera e la cultura in generale. Sono molto importanti per attirare un pubblico più ampio che ama godersi lo spettacolo all’aperto. Magari di fronte a un tramonto da sogno nella suggestiva location del Teatro Antico di Taormina.
Sono esperienze uniche ed innovative che lasciano il pubblico a bocca aperta mentre ascoltano la loro opera preferita. Non dimentichiamoci che, i festival estivi sono anche un’attrazione turistica molto importante per attirare visitatori da tutto il mondo e contribuire all’economia totale.
Operaversum: E come valuti l'importanza dei social media, per fare cantanti d'opera più visibile a un pubblico più ampio?
Claudio Sgura: A differenza dei cantanti di vecchio stampo, la nostra arte , grazie ai social, viene divulgata in maniera immediata ed apprezzata anche da un pubblico differente. E’ ottimo per chi inizia la carriera per farsi conoscere. Però ci sono i pro e i contro , naturalmente!!!
Può diventare pericoloso e controproducente. Possono essere un luogo dove le persone possono esprimere critiche negative a discapito della fiducia in se stesso del cantante.
Secondo me i social media sono uno strumento importante per promuovere la propria carriera e connettersi con il pubblico ma è importante utilizzarli in modo consapevole e responsabile.
©Marco Bigotti
Operaversum: Puccini o Verdi? Quale delle due opere dei compositori è la più affascinante per approccio per te come cantante? E perché?
Claudio Sgura: Sono due dei più grandi compositori d’opera italiani di tutti i tempi con la loro indimenticabile musica. Entrambi hanno scritto tantissimo per il mio repertorio.
In assoluto mi sento di più Pucciniano ma adoro Verdi soprattutto in determinati ruoli drammatici dove il baritono è il protagonista assoluto come “ Simon Boccanegra “ o “ I due Foscari “. Poi come sappiamo…Verdi amava tantissimo le voci baritonali.
Operaversum: Hai dei progetti futuri in arrivo, non vedi l'ora?
Claudio Sgura: Di progetti ce ne sono tanti ma da buon italiano scaramantico non posso svelarli!! Posso dire che non vedo l’ora di debuttare un ruolo che a me piace tantissimo e spero i Teatri possano realizzare il mio sogno. Il ruolo di “ Posa “ nel Don carlo di G. Verdi.
Adoro questo ruolo perché richiede grande espressività e profonda emotività, un uomo coraggioso che sacrifica la propria vita per proteggere il suo amico. Vorrei tanto emozionarmi nel cantarlo ma soprattutto far emozionare il pubblico.
Operaversum: Se tu avessi dovuto spiegare in poche parole la "Magia dell'Opera" a qualcuno che ha non è mai entrato in un teatro dell'opera, come li
convinceresti a guardare uno spettacolo.
Claudio Sgura: Una volta ho convinto un mio amico a entrare a Teatro per assistere la “ Tosca “ di G. Puccini. Gli dissi che sarebbe stata un’esperienza unica ed indimenticabile perchè sarebbe stato avvolto dalla musica, dalla storia, dalle scenografie ma soprattutto dai cantanti con le loro voci e presenza scenica.
Gli avrei rimborsato il biglietto se si fosse annoiato. Naturalmente non cantavo io in quella produzione. Com’è andata a finire? Era emozionatissimo a fine opera e non riusciva a credere a quello a cui aveva assistito. Quindi in poche parole posso dire che l’opera è un’esperienza unica che evoca emozioni profonde!!!
Operaversum: Lo stesso vale per me! Sono totalmente d'accordo. Grazie mille per queste affascinanti intuizioni sulla vita professionale di un baritono. È stato un piacere immergersi in questa conversazione. Mille grazie, Claudio!
©Marco Bigotti
Claudio Sgura, nato a Brindisi, ha studiato a Lecce con Maria Mazzotta. Ha debuttato al Teatro di Lecce nel ruolo di Germont (La traviata). Il suo repertorio comprende Dulcamara (L'elisir d'amore), Sharpless (Madama Butterfly), Jack Rance (La fanciulla del West), Scarpia (Tosca), Carlo Gérard (Andrea Chénier), Marcello (La bohème), Alfio (Cavalleria rusticana), Francesco Foscari (I due Foscari), Luna (Il trovatore), Ezio (Attila) e il ruolo del titolo in Simon Boccanegra.
Claudio Sgura, uno dei più importanti baritoni drammatici italiani di oggi, ha debuttato alla Scala di Milano nel 2007 nel ruolo Sharpless. Da allora le esibizioni lo hanno portato alla Royal Opera House, al Covent Garden, alla Staatsoper di Vienna, all'Opéra de Paris, all'Opera di Zurigo, alla Bayerische Staatsoper di Monaco, alla Sydney Opera House, al National Centre for the Performing Arts di Pechino, ai Festival di Bregenz e Savonlinna, all'Opera di Oslo e ai più importanti palcoscenici italiani. Nel novembre 2018 ha debuttato al Metropolitan Opera di New York con uno dei suoi ruoli più importanti, Scarpia in Tosca.
Le sue prossime esibizioni dopo una mozzafiato "Fanciulla del West" al fianco di Gregory Kunde e Anna Pirozzi all'Opera di Stato di Amburgo saranno una produzione Otello a Bilbao/Spagna e altre due produzioni Tosca a Napoli/Italia e Helsinki/Finlandia.